Se non avete ancora letto i primi due libri e avete intenzione di farlo, non leggete questa recensione. E’ impossibile non spoilerare senza rimanere troppo vaghi e non vorrei rovinarvi la lettura.
Il terzo libro introduce una nuova voce narrativa, quella di Ushikawa, che va ad aggiungersi ai racconti di Tengo e Aomame.
Aomame infatti non si è suicidata: all’ultimo una voce lontana le ha fatto cambiare idea ed è tornata nell’appartamento messole a disposizione, in attesa di poter incontrare Tengo. Tengo nel frattempo è nel paese dei gatti, al capezzale del padre morente, alla ricerca di una spiegazione del suo passato.
Gli eventi si susseguono lenti e monocordi, la linea temporale viene ripresa da ciascuna voce narrante dilatandosi, avanzando, retrocedendo, lasciando al lettore la difficoltà di seguirla e comprenderla nonostante i continui sfasamenti. Particolari e personaggi vecchi e nuovi si ammucchiano pigramente negli angoli delle pagine mentre le domande sollevate dai primi libri invece che trovare soluzione aumentano. Sembra quasi che Murakami voglia farci vivere la confusione in cui si trovano i suoi protagonisti, costretti a vivere in un mondo che non è il loro e che ne differisce per piccole dissonanze, prima tra tutte la presenza delle due lune: la grande e la piccola, la gialla e la verdastra, la mother e la daughter.
Curiosa è la scelta di dare maggiore spessore al personaggio di Ushikawa, un uomo talmente brutto da essere repellente, dall’animo macchiato ma dall’intelligenza lucida e implacabile.
Se qualcuno gli avesse mostrato simpatia, si sarebbe sentito un po’ in imbarazzo. Risultare sgradito, invece, non gli creava problemi.
E’ consapevole del suo aspetto bizzarro e sa che per questo non merita di essere amato, ma al tempo stesso è orgoglioso della sua intelligenza, del suo intuito e della sua tenacia, caratteristiche che gli hanno permesso di affermarsi nella vita e di raggiungere sempre i suoi obiettivi. Una sorta di riscatto della ragione sull’aspetto esteriore, nonostante ci sia qualcosa di marcio nel suo cuore, una meschinità fredda e maligna.
C’è però un punto di contatto tra i tre protagonisti, ed è lo stesso Murakami a dircelo:
In classe [Aomame e Tengo n.d.a.] la loro posizione era diversa, ma tutti e due, probabilmente, si sentivano soli allo stesso modo, e allo stesso modo cercavano qualcosa. Qualcosa che li accettasse in modo incondizionato e che li stringesse in un abbraccio. Ushikawa riusciva a immaginare il loro stato d’animo, perchè, in un certo senso, era anche il suo.
1Q84 è un libro sulla solitudine. Ognuno di noi è fondamentalmente solo, non può contare nemmeno sulla familiarità dell’ambiente in cui vive perchè le sue leggi potrebbero cambiare da un momento all’altro. Non ci sono certezze, nemmeno spaziotemporali. L’unico elemento al di sopra di tutto è l’amore, il desiderio infinito di essere completi insieme all’altro e la nostra vita, quella di Aomame, quella di Tengo, è una tensione continua verso questo obiettivo. Non importa il tempo, non importa il mondo in cui ci troviamo. Esiste una forza più potente che sovverte ogni ordine e resiste ad ogni minaccia. Basta tenerla ben salda nel proprio animo, senza mai perdere la speranza.
Murakami scrive quasi 1200 pagine, crea un mondo nuovo, ricco di misteri e personaggi indimenticabili, cita filosofi, musicisti e scrittori, e tutto questo per parlarci d’amore. Ma con che stile!
“1Q84 libro 3 ottobre-dicembre” di Haruki Murakami, traduzione di Giorgio Amitrano, Giulio Einaudi editore (2012), formato ebook, pagg 402, prezzo 9,99 €
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