Cassandra al matrimonio di Dorothy Baker. Commedia nera nell’assolata California

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Uno dei primi libri letti in questo 2016, prima di riprendere possesso di questo blog, è stato Cassandra al matrimonio di Dorothy Baker.

Di solito scrivo subito le mie impressioni di lettura: la memoria non è uno dei miei punti forti e tendo a confondere e dimenticare quello che ho letto anche pochi giorni prima. Anche per questo mi piace scrivere qui delle mie letture, per avere l’impressione di trattenerne qualche frammento in più.

Ogni tanto Cassandra mi torna in mente: a volte sembra che i libri ti cerchino per dare voce a quello che stai vivendo. Cassandra è così: un uragano di parole che piomba nel salotto di casa, rovescia le sedie buone e ti lascia fradicia ma con un buon profumo di pioggia.

Quando la incontro Cassandra sta scrivendo la tesi nel suo appartamento a Berkeley, ma molla tutto per correre a casa, al ranch di famiglia, per il matrimonio di sua sorella. E’ lei che mi racconta tutto lungo la strada, in modo disordinato ma vivace. Un’energia nervosa la attraversa continuamente e mi tiene attaccata alle sue parole. Mi spiega di sua sorella, mi racconta dei suoi, della nonna e del loro piccolo mondo isolato. Sembra in gamba Cassandra ma ha qualcosa che le scava dentro, un malessere che male si accompagna al sole della California. Sua sorella Judith si sposa, l’altra sè, con qualcuno che non centra nulla con loro due. Ha rotto un patto silenzioso e Cassandra soffre. La sua intelligenza e la sua cultura sembrano quasi una condanna a sentire la vita in maniera più affilata, più tragica. Quando sono lì, con lei, tutto a un tratto precipita, il racconto di Cassandra si chiude e si apre quello di Judith. Il passaggio è straniante ma necessario. Il cambio di punto di vista si riflette anche nella narrazione: secca, precisa, concitata. Fino al finale.

Questo libro mi ha coinvolto tantissimo, è andato a toccare sentimenti e sensazioni a cui non ero riuscita a dare nome. Ho pianto tanto perchè ho visto in Cassandra una cara amica e mi sono resa conto della mia distanza, della mia incapacità di capire e della paura di questa malinconia che non riesci a curare e ti si attacca addosso. L’empatia è un pregio ma anche un grosso limite quando non riesci a far stare meglio l’altro e inizi a stare male tu. E’ imbarazzante, come se volessi spostare l’attenzione su di me, me ne vergogno.

Qualche giorno fa ho letto questo post della McMusa in cui si parlava anche dell’importanza delle copertine nella scelta del libro da acquistare: sicuramente la bellissima copertina dell’edizione Fazi ha contribuito alla scelta e la trovo perfettamente adatta al libro e alla sua protagonista: ogni volta che la guardo mi parla, e Cassandra con lei.

 

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