Arrendersi all’età adulta e scoprire che è anche bellissimo.

paesaggi toscani Volterra

In queste settimane ho pensato tanto. Mi sono trovata di fronte a situazioni – contingenti ed emotive – che mi hanno costretto a fare bilanci estemporanei di vita, senza nemmeno aspettare la normale scadenza di fine anno, quando tutto è più semplice, inebriati dall’alcol e dagli zuccheri festivi.

Ho pensato tanto, ragionato, sentito con il cervello ma anche con il cuore e la pancia e il corpo. E tra le tante conclusioni a cui sono arrivata, mi sono resa conto di essere adulta.

E’ un piccolo trauma per chi, come noi generazione anni ottanta, è costretto in una continua rappresentazione di giovinezza, senza la possibilità sociale di crescere. L’età adulta è posticipata, spostata ogni decade sempre più avanti. Siamo tutti “ragazzi” ma abbiamo quasi quarantanni. Mi guardo allo specchio e non ci credo. Guardo i miei amici, cresciuti insieme a me, e li vedo uguali agli anni di università. Forse solo più consumati, più stanchi. Ma è il troppo lavoro, ci diciamo, e andiamo avanti. Lavoriamo troppo e quel poco che resta lo vogliamo vivere intensamente: sport, arte, viaggi, eventi. L’importante è non fermarsi. Chi si ferma è vecchio.

Ma non è così. L’inganno prima o poi si svela. Non capiamo più i veri giovani, i ragazzini. Il conto in farmacia sale, e non è per il mal di testa da dopo sbornia. La sera crolliamo esausti e non basta una buona notte di sonno per cancellare tutto. Cerchiamo conferme alla nostra giovinezza, ma sono sempre più scarse.

E allora? Possiamo consumarci nel mantenere un’età che più non ci appartiene, o rendere confortevole quella in cui abitiamo adesso. Esplorarla e apprezzarla. Smettere di mitizzare un passato che non era poi così favoloso e concentrarci su quello che siamo diventati. E se non ci piace, è solo colpa nostra. Forse è per quello che non vogliamo definirci adulti, perché non era come ce lo eravamo immaginati.

Per quanto mi riguarda è dura. Ma è bellissimo.

 

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