Madame Bovary. Riflessioni sparse di una tizia che legge e che scrive.

Vittorio Matteo Corcos 1

Leggere un classico, magari rileggerlo dopo vent’anni, e accorgersi di quanto si era perso in quella prima acerba lettura. Ogni volta. Perché se un libro è considerato un capolavoro, forse è perché non smette mai di parlarci e, a seconda del periodo che stiamo vivendo, cogliamo nuovi significati, nuovi spunti di riflessione.

Sono settimane di letture disordinate. Compro più libri di quelli che riesco a leggere, sto frequentando un corso sulla scrittura (dal quale è partito l’invito a rileggere Flaubert) e ho addirittura scritto un brevissimo racconto. Dopo anni.

Leggere e scrivere sono due aspetti basilari delle mie giornate, ma quando diventano un fatto privato portano con sé un tale grado di emozione che a volte me ne sento soverchiare. A volte l’intensità è tale da essere quasi sofferenza.

Madame Bovary l’ho letto in una quindicina di giorni. Lo scopo era concentrarsi sullo stile, capire e carpire la scrittura di Flaubert. In realtà dopo le prime venti pagine mi sono lasciata travolgere dalla storia, un po’ come Emma con le sue letture romantiche adolescenziali. Da ragazza l’ho trovata un personaggio odioso: sciocca, vanitosa, ingorda di ciò che non poteva avere. Ora invece comprendo di più il suo fascino, il suo tormento, il suo anelito continuo a una vita piena di sentimenti potenti, il disprezzo per la vita scialba di provincia.

Emma è sola. Sola con i suoi demoni. Non ha un’amica, un amante sincero a cui confidare i sentimenti che la agitano. E, lasciata sola, in balia di una mente e di un cuore facili ad infiammarsi, perde il contatto con la realtà, crea un suo mondo di sogno, fatto di fantasmi di amori e ricchezze.

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Emma è un personaggio tragico, complesso e immortale. Perché il disagio che lei prova è comune alle anime sensibili e non può lasciarle indifferenti. Quando Flaubert afferma, al processo contro l’amoralità della sua opera “Emma sono io!”, per me è sincero. Perché anche sue sono le sofferenze di un borghese che rifiuta la sua condizione. I contrasti dell’anima tra la vita che si vorrebbe vivere e l’impossibilità di farlo. Perché nell’uomo ci sono tensioni di assolutezza che possono essere risolte solo in brevi spazi di tempo, che si annacquano nel fango della vita quotidiana, con i suoi ritmi, le sue bassezze, le piccole e grandi meschinità.

Madame Bovary non è però solo passione, anzi. E’ un’analisi dettagliata della piccolezza borghese. L’autopsia di una società marcia. Con sguardo scientifico e non scevro di ironia, Flaubert ci espone la realtà dei fatti, documenta minuziosamente la vita dei suoi contemporanei. E nella bêtise di quegli uomini e donne ritrovo prepotentemente la stupidità della nostra società. Anche quella purtroppo immortale.

Al corso abbiamo discusso a lungo di contenuti e forma. Ed è un piacere pieno poter conversare a piacimento con persone profonde, che condividono la stessa passione. Approfondire, indagare, apprendere, in un colloquio alla pari dove ogni opinione ha pari dignità. Mi rendo conto che mi manca sempre più questo dialogo diretto, il confronto delle idee, e ne cerco succedanei in rete, nei gruppi di lettura, nei blog letterari, nella frequentazione – purtroppo solo virtuale – di altre persone appassionate di lettura e scrittura. Ho fame di bellezza e di intelligenza. Ma temo che non riuscirò mai a sentirmi sazia.

9 thoughts on “Madame Bovary. Riflessioni sparse di una tizia che legge e che scrive.

  1. Ed è proprio il desiderio mai pago che ci apre la porta ad altri bagni di conoscenza, di bellezza. Guai se non fosse così 😉 L’anno scorso avevo ripreso anch’io Madame Bovary e adesso vorrei leggere Anna Karenina ed Effi Briest, in modo da “confrontare” la tematica dell’adulterio femminile nei grandi romanzi ottocenteschi… chissà se verrà fuori qualcosa di interessante.

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  2. Effi Briest è un romanzo dello scrittore tedesco Theodor Fontane, che pare prenda spunto da una vicenda vera. Insieme agli altri due libri citati va a costituire una sorta di trilogia sul matrimonio dell’800, con l’adulterio come tema centrale, analizzato e interpretato dal punto di vista femminile. Se nel tempo completi anche tu queste letture, sarà poi interessante scambiarsi delle opinioni 🙂

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  3. Ho scritto anch’io una recensione su questo libro, la trovi sul mio blog. La lettura risale a qualche anno fa, non ero certo una ragazzina. Tuttavia mi ha indignato il modo in cui Flaubert ha descritto Emma, ma anche le altre figure femminili del romanzo, una per tutte la moglie del farmacista. Ho trovato questo romanzo molto lontano da quello che credevo fosse, cioè il racconto di una donna frustrata e infelice a causa dei limiti che la società le impone. L’ho trovato invece la descrizione di una donna gretta e stupida che, incapace – a causa della propria inettitudine – di apprezzare un marito fedele anche se noioso, di apprezzare una maternità che così naturalmente le viene donata, di apprezzare una vita semplice ma dignitosa, diventa l’artefice della propria rovina, della propria infelicità, della propria stupida e inutile morte.
    Ho trovato Flaubert degno dei più moderni misogini nel suo accanimento contro di lei, e sono stata incapace di vedere quell’eroina romantica che tanti scorgono in lei.

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    • Ho appena finito di leggere la tua recensione appassionata e capisco il tuo punto di vista. Flaubert però non voleva mettere nessuna morale al suo romanzo, ed è il motivo principale per cui all’epoca è stato processato. Il capolavoro di Flaubert, dal punto di vista letterario, è proprio aver mantenuto il distacco dell’autore, la sospensione del giudizio, per descriverci la realtà. La realtà in questo caso è quella di una borghesia schiava dei suoi costrutti, della sua epoca, e, sottolineo, Flaubert è borghese e soffre per questa condizione. Per me Emma è un’eroina ma non dell’amore romantico, no, perché come hai scritto bene tu lei non è capace di amare altri che se stessa. Ma nel libro è scritto come per lei fosse difficile essere diversa da così, come il disporsi degli eventi, le persone che ha incontrato, hanno condizionato la sua vita al punto di portarla alla morte, nonostante il suo continuo disagio, la continua sofferenza per una distanza tra reale e ideale. Forse se avesse incontrato un marito più intelligente, un amante più caritatevole, questo processo avrebbe deviato da quello descritto. I personaggi di Flaubert sono meschini, nessuno si salva (è lo stesso appunto che gli hanno fatto in tribunale) ma noi siamo forse meglio?
      Il fatto che questo romanzo ancora provochi un forte coinvolgimento emotivo, oltre alla sua importanza a livello stilistico, è la prova che Flaubert ha scritto un grande romanzo. Ed Emma è un personaggio indimenticabile.

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