
In aprile è uscita per la Neo edizioni una raccolta di racconti scritti da Paolo Zardi. Già questi tre elementi dovrebbero essere sufficienti per acquistare La gente non esiste a occhi chiusi. Ma dato che non tutti possono nutrire lo stesso mio entusiasmo e fiducia, vorrei elencare alcuni validi motivi per convertirsi allo Zardianesimo o almeno leggere il libro e provare a confutarmi.
- Bellezza. I racconti scelti per formare questa raccolta sono davvero belli. Non carini o simpatici. Belli. Ultimamente ho letto diverse raccolte e ho preso l’abitudine di segnare con una spunta i racconti che mi sono piaciuti di più. Ho notato che si tende a mettere i più validi all’inizio e alla fine ma spesso in mezzo se ne trovano alcuni inseriti più per fare volume, magari ancora acerbi o non perfettamente riusciti. Non è questo il caso. E’ come acquistare una scatola di cioccolatini belgi (una delle meraviglie nazionali che possono vantare da quelle parti) e sorprendersi e commuoversi a ogni boccone. Chi mi conosce sa che se associo un libro al cibo è sicuramente indice di qualità, d’altronde sono tra le due esperienze maggiormente in grado di commuovermi.
- Semplicità. Leggere un racconto di Zardi non richiede fatica al lettore: basta sedersi, aprire il libro, e lasciare che le parole risuonino dentro: a volte ci sarà una risata, altre un sorriso d’intesa, lo stupore per un particolare che conoscevamo ma non avevamo messo a fuoco, il piacere di un piccolo scostamento dalla realtà, la commozione per la verità di sentimenti che ci appartengono e ci vengono restituiti con una nuova luce. La bellezza di queste storie e di come sono scritte mi ricorda il talento richiesto a un musicista o a un ballerino che anche nei passaggi più difficili deve nascondere la fatica e la dura preparazione dietro all’eleganza e alla pulizia del gesto artistico. Personalmente non amo le manifestazioni di bravura, la ricerca dell’applauso o del colpo di scena fine a se stesso; non voglio essere impressionata da un racconto: voglio ascoltare una storia e non dimenticarla più, e Zardi in questo è bravissimo.
- Lingua. Non ci sono sbavature nella scrittura ma un controllo perfetto della parola, come uno scoglio modellato da infinite onde. Il narratore si pone alla giusta distanza e regola l’obiettivo in funzione dei personaggi e della storia, in un movimento talmente fluido di camera che ne restiamo stupiti senza riuscire a scoprire il trucco che c’è dietro.
- Piacere. Il piacere di leggere qualcosa di veramente bello, che riesce a soddisfare contemporaneamente il desiderio di una storia interessante, scritta bene, non scontata e profonda. E vi assicuro che scrivere un racconto così non è facile. Scriverne 27 è un’impresa che non ritenevo possibile.
- Brevità. I racconti sono per lo più di poche pagine. Potete leggerne uno a sera o mangiarne a manciate. E per chi pensa di non amare i racconti, questa è l’occasione giusta per provare a cambiare idea. Potreste scoprire che vi piacciono e non poterne più fare a meno.
- Autore. Paolo Zardi passa alternativamente dal romanzo ai racconti, riuscendo sempre a convincere. Di suo ho letto XXI secolo, sempre per Neo edizioni, e Tutto male finché dura per Feltrinelli (potete leggere la mia recensione qui) oltre a numerosi racconti pubblicati su varie riviste, cartacee o digitali, e in raccolte. Perché anche se ha iniziato tardi a pubblicare – poco prima dei quarantanni – Zardi si è rifatto velocemente negli anni successivi, manifestando una facilità di scrittura e una vastità di temi trattati, passando da atmosfere più cupe a toni grotteschi fino a dolcezze liriche.
- Persona. Autore e persona sono due entità distinte. Ma lo scrittore non può allontanarsi troppo da quello che è: il suo sguardo sul mondo, i dettagli che lo colpiscono, la sensibilità con cui interpreta la realtà, sono indissolubilmente legati alla persona che vive e scrive. E personalmente sono molto affezionata ad entrambi e faccio fatica a distinguerli.
- Bonus track. Finito di leggere il primo racconto ho chiuso il libro: l’equilibrio e la grazia con cui era scritto, l’ironia e la sensibilità acuta che si alternavano tra le righe per me erano già sufficienti. Avevo paura di non trovare racconti altrettanto belli. Poi per fortuna ho letto anche gli altri.
Fin qui ho cercato di essere obiettiva, per quanto l’entusiasmo e l’affetto possano permettermi di esserlo. Ma ci tengo veramente molto che questo libro passi di mano in mano e che almeno uno di questi racconti riesca ad illuminarvi come tanti hanno fatto con me: tra una riflessione, un sorriso e una gentile stretta al cuore.
“La gente non esiste” di Paolo Zardi. Neo edizioni. 2019
confesso: non conosco l’autore, ma mi hai incuriosita
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L’autore è anche stato a lungo un pendolare e molti dei racconti sono nati durante i suoi viaggi in treno.
Se la nuova avventura politica ti lascerà un po’ di spazio (ho letto oggi e apprezzo moltissimo lo spirito con cui hai intrapreso questo percorso) penso che dovresti dargli un’occasione. E’ davvero bravo 🙂
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