Le città di carta di Dominique Fortier

Ci sono istanti in cui si avverte la perfezione assoluta delle cose, si compie una piccola grazia e il cuore si fa gonfio di emozione, pronto a scoppiare come una bolla di sapone.

Leggere Le città di carta di Dominique Fortier è come innamorarsi a ogni pagina, tanta è la delicata precisione con cui ciascuna aggiunge una pennellata al ritratto di Emily Dickinson (1830-1886).

Non è una biografia di eventi quanto la sismografia degli impercettibili moti dell’animo di questa poeta, un accompagnarci sommessamente sulla soglia del suo piccolo mondo, alla sua poetica, alla sua vita, straordinaria nella sua apparente immobilità.

Mi accosto sempre timidamente alla poesia, come se mi mancasse qualcosa per esserne degna. Eppure, ogni volta è un tale sconvolgimento scoprire come poche parole scelte sappiano spalancare universi, dire ogni cosa, aleph di carta troppo densi per essere fissati a lungo.

Dominique Fortier scrive verso metà dell’opera, parlando di poesia, lei che si definisce “prosatrice”:

Sulle prime non si sa nulla. Poi si sa che non si sa – e siamo a metà strada. In seguito le parole e le immagini tornano in continuazione, le ritroviamo come sogni mezzi dimenticati il cui significato continua a sfuggirci. Sono loro a insegnarci cosa vogliono dire. Sono loro ad avvicinarsi al lettore, prudenti, per addomesticarlo. Ben presto percorriamo le poesie come una foresta eternamente misteriosa ma la cui penombra è trafitta da sentieri e raggi di luce. Ben presto ci mettiamo ad abitare questa foresta, ne riconosciamo gli uccelli e le creature, gli stagni neri e le grandi querce. Ben presto la foresta cresce dentro di noi.

Le città di carta è un romanzo costruito su sottili equilibri: tra vita reale e immaginata, tra biografia e autobiografia, tra poesia e prosa. La dolcezza è nel ritmo e la narrazione è rigorosa, senza sbavature o autocompiacimenti.

È quel libro che vorresti far leggere a tutti gli animi nobili che conosci, un balsamo, un mazzetto di fiori selvatici, un distillato di Bellezza.

Ci sono più aspetti che mi hanno conquistato durante la lettura, al di là dell’affascinante oggetto della sua narrazione e dello stile scelto dall’autrice, e tra questi porto con me le immagini che mi ha lasciato: le poesie come delicati fiocchi di neve, pezzetti di carta che odorano di chiodi di garofano; l’erbario di Emily; le case che sono abitate e abitano; le città che non visiti ma esistono come città di carta.

If I can stop one Heart from breaking

I shall not live in vain

If I can ease one Life the Aching

Or cool one Pain

Or help one fainting Robin

Unto his Nest again

I shall not live in vain.

Emily Dickinson [919]

Le città di carta (2018) di Dominique Fortier (1972, Montreal). Alter ego edizioni, 2020, pp 189.

One thought on “Le città di carta di Dominique Fortier

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