
Fine anno non è mai stato tempo di bilanci, almeno per me. Al massimo mi limito a riguardare le letture fatte, giocare un po’ con le statistiche e mangiare un buon panettone e un buon pandoro, perché mi piacciono entrambi.
Il 2020 è stato un anno singolare, soprattutto a livello collettivo. A livello personale non dico niente, oggi addirittura la terra trema e non so cos’altro potrà succedere nelle prossime ore, ma intorno a me stanno tutti bene e non c’è altro che io possa chiedere, o abbia mai chiesto. So che è molto egoistico: siamo in mezzo a una pandemia e a una crisi climatica quasi irreversibile, e io mi preoccupo solo del sorriso di mia figlia: finché c’è va tutto bene. Un amico ha detto che si scrive anche per accettare l’inevitabile, farsi trovare pronti, almeno un po’. Io penso che il peggio l’ho già passato, il mio carico di dolore è già stato messo sulle spalle e anche se qualche volta è terribilmente pesante, in fondo mi sento allenata.
Quest’anno ho ripreso a correre. Con disciplina, seguendo una tabella di marcia, uscendo con il caldo e il freddo. Ho sempre odiato correre, mi sento più una creatura acquatica. Ma passo dopo passo ho raggiunto la resistenza che mi è sempre mancata, ho comprato un buon paio di scarpe e ho spento la musica, ho aggiunto minuti e metri e adesso arrivo a correre sette chilometri, ma non mi fermo. Quel momento solo per me, in cui mi sento padrona dei miei movimenti, con i muscoli del corpo reattivi, in perfetto collegamento corpo e mente, quando la mente è sempre stata lanciata più avanti del corpo che la seguiva spossato, mentre ora procedono insieme, più leggeri. Seguire un obiettivo, senza fretta, senza ansie, correre per correre, tornare a casa con la faccia arrossata, buttarsi in doccia e poi sentirmi piena di energia, l’apatia e la tristezza sciolte nel sudore, sconfitte, almeno per un po’.
Sono progetti quelli di cui ho bisogno, e legami. Non è semplice mantenere i legami se non puoi uscire di casa, se lavori, tanto, e poi torni a casa e c’è ancora tanto da fare e poi è subito notte. Ma ci sono le passioni e quando si ha la fortuna di trovare qualcuno con cui condividerle, sei benedetto, perché ti ritornano a ondate, anche quando non ce la fai, e ti mostrano nuove rotte, e ti ascoltano e ascolti o taci e sono ancora lì, ad aspettarti. Non so cosa sarei senza le persone che continuo a incontrare e scoprire e tenere con me grazie ai libri. Tanto sola probabilmente. E meno povera, vista la quantità di nuove letture che saltano fuori in continuazione e che bisogna proprio che legga. Ma non mi è mai interessato accumulare grandi ricchezze, grandi biblioteche piuttosto, quelle sì.