Nella casa dei tuoi sogni di Carmen Maria Machado. Tra saggio e memoir. Appunti di lettura.

Nella casa dei tuoi sogni di Carmen Maria Machado è una forma ibrida tra saggio e memoir, pubblicato da Codice edizioni nel 2020.

Avevo già incontrato questa autrice con la raccolta di racconti Il suo corpo e altre feste, uscito sempre per Codice edizioni nel 2019 (ne avevo scritto una recensione nel blog qui). All’epoca ero stata molto colpita sia dai temi affrontati sia dall’originalità della scrittura, che si manifestava nei vari racconti con declinazioni diverse, sempre brillanti e intelligenti, spesso portate ai limiti di genere. L’idea di un suo romanzo mi aveva quindi incuriosita: quale forma avrebbe scelto l’autrice? E su quale tema si sarebbe concentrata?

Machado mi ha sorpresa ancora positivamente. Ho ritrovato tutto quello che avevo già apprezzato nei racconti, questa volta a servizio di un tema molto forte: l’abuso fisico e psicologico all’interno di una relazione queer.

La tesi da cui parte Machado è che se le fonti sono lacunose su questo argomento, la sua narrazione a livello letterario è ancora più debole. C’è un vuoto nella Storia. Saidiya Hartman parla di “violenza dell’archivio“:

(…) a volte le storie sono distrutte, e a volte non sono mai neanche pronunciate; in entrambi i casi, nelle nostre storie collettive qualcosa di molto significativo va irrevocabilmente perduto.

Machado sceglie consapevolmente di riempire questo vuoto con la pietra della sua storia. La forma del memoir diventa quindi necessaria non solo per lei, per una resurrezione, per una rielaborazione di quello che ha vissuto, ma soprattutto per iniziare a costruire una memoria collettiva e rendere riconoscibile una forma di violenza che viene a fatica anche solo nominata.

Uno dei concetti alla base di questo romanzo è che se noi raccontiamo una minoranza come migliore, esente da alcuni difetti o pulsioni, la isoliamo ulteriormente. Ammettere che anche in una relazione tra donne ci possa essere violenza non può significare andare “contro la causa queer”. Anche se c’è questa tendenza a rappresentare in maniera ideale i soggetti socialmente più deboli (un disabile può essere meschino? una donna può essere violenta? un povero può essere avido?) in realtà non facciamo loro un favore. Questo trattamento di riguardo è sbagliato. Perché le minoranze hanno diritto a esprimere la loro umanità in tutte le sue sfaccettature, anche quelle negative.

Viste le premesse, verrebbe da pensare che Nella casa dei tuoi sogni sia un’opera difficile da affrontare. In realtà l’ho trovata molto avvincente, coinvolgente senza mai risultare patetica, grazie a una buona dose di autoironia e anche ad alcuni accorgimenti stilistici.

Il romanzo è formato infatti da capitoli molto brevi, ognuno preceduto da un titolo che ne anticipa la chiave di lettura o il contesto usando una formula ripetuta “La casa dei tuoi sogni come …” dove i puntini possono essere sostituiti da un genere letterario (soap opera, noir, bildungsroman, lipogramma), da un luogo o da un riferimento pop (Lost in translation, 45 giri pop, i librogame).

Le parti di saggio o quelle biografiche esterne alla relazione tossica sono scritte alla prima persona singolare, è Machado che ci parla. La parte di memoir, invece, è scritta rivolta alla seconda persona singolare, un tu che per l’autrice rappresenta la se stessa che ha vissuto questo rapporto doloroso e che in chi legge risuona come un invito diretto a riconoscersi, se necessario. A sostegno di questa mia ipotesi c’è la dedica, nelle prime pagine: “Se ne hai bisogno, questo libro è per te”.

Machado a un certo punto afferma infatti che il fatto che lei non sapesse della possibilità di violenza all’interno di una relazione tra donne l’ha portata a non riconoscerla all’inizio, a non allarmarsi per certi segnali, e poi a non sapere come affrontarla. Si sentiva sola, unica nel suo dolore. Abbiamo bisogno di modelli per poterli riconoscere e provare a gestirli. Se mancano ci sentiamo inermi.

(Quando in Italia si fa ancora polemica per l’uso del termine femminicidio, si vuole dimenticare che dare un nome a un fenomeno significa renderlo comprensibile, decodificarlo e, ci si augura, contrastarlo. Da lettrice e da scrittrice credo nel potere della parola, nella sua importanza per descrivere la realtà e indagarla. Le basi della conoscenza. Non dico che sia la soluzione, ma resta un passaggio necessario, obbligato.)

La storia tra Carmen, scrittrice brillante ma insicura del suo aspetto, non del tutto convinta di meritare di essere amata, e la bionda della casa dei suoi sogni, uno scricciolo carismatico e affascinante, sempre più avido di attenzioni e amore, viene narrata nelle sue varie tappe, supportate da note a piè di pagina che riconducono i vari passaggi a topoi ricorrenti della narrativa. Sembra quasi che per Machado l’unico modo per comprendere il fallimento di questo rapporto, nato in apparenza in modo idilliaco (ma a posteriori le premesse di un fallimento erano già leggibili a uno sguardo esterno) e dargli un significato all’interno della propria storia, sia di scomporlo in elementi riconoscibili, riconducibili a ciò che le è più familiare: la narrativa, la cultura nerd, la scrittura. In questo modo l’esperienza personale si fa letteratura, in un modo del tutto originale ma che si inserisce in una tendenza della narrativa contemporanea che ha visto quest’anno venire premiata con il premio Nobel per la letteratura Annie Ernaux, un’altra bravissima scrittrice che ha fatto della sua storia personale una storia universale.

Nella casa dei tuoi sogni è un romanzo che parla alle donne lesbiche, alla comunità queer, a chiunque sia stato vittima di una violenza esercitata nei limiti della legalità ma non per questo meno dolorosa o reale. In una società che ci vede sempre più soli, trovare la propria storia scritta in un romanzo può aiutare a prendere coscienza e a riconoscere che quello che ci fa soffrire è reale e non deve per forza essere accettato.

Nella casa dei tuoi sogni (2019) di Carmen Maria Machado (1986). Codice edizioni, 2020, 350 pp.

(Anche se è molto che non scrivo qui sul blog, le ultime settimane sono state dense di letture, ne ho tenuta traccia qui, nell’elenco delle letture 2022, e in brevi post su instagram, dove ho creato una profilo per diari alaskani dedicato solo ai libri. In realtà l’unico spazio dove mi sento davvero a mio agio a discorrere è questo, anche se è meno immediato come fruizione e soprattutto come scrittura, che potrebbe sembrare un po’ sconnessa e frammentaria ma cerca di cogliere l’esplosione di pensieri che segue a ogni lettura, non sempre riproducibile in una forma coerente.)