
Quando le parole sembrano troppo deboli per reggere l’architettura di sentimenti e pensieri, quando il silenzio attorno è opprimente come due mani a stringere le tempie, quando sembra difficile sopravvivere al giorno e non si vuole guardare al domani, cerco il conforto delle piccole cose.
Abbasso lo sguardo e lo lancio oltre i confini delle paure.

Cerco nuove abitudini. Mi sottraggo.
Costruisco ponti tibetani verso nuove sponde, mi allontano; a volte ritorno.
Intesso delicate ragnatele di parole per poi stralciarle con gesto nervoso.
Ritorno all’acqua, all’aria, alla terra. Alla pelle.

Cerco rifugio tra i libri, ma non sempre mi sento accolta.
Cerco di scrivere nuove storie ma dentro c’è ancora troppa polvere.
Aspetto la parola che mi salvi. E cerco di non trattenere troppo il respiro.
