Denali National Park

entrata del Parco

entrata del Parco

Sono ormai settimane che non procedo con il racconto del viaggio in Alaska, bloccata all’idea di parlare di questo famigerato Parco del Denali. Probabilmente è la giusta punizione perchè, ancora al momento dell’ideazione dell’itinerario, non volevo andarci. Avevo letto un po’ di articoli su blog e forum e nessun racconto mi aveva entusiasmato: è un parco sterminato, non puoi entrare con il tuo veicolo ma solamente a piedi o con i vecchi pullman autorizzati, non ci sono sentieri vicino all’ingresso e all’interno non ci sono strutture ricettive, nè tanto meno posti dove dormire, ad esclusione di qualche campeggio. Inoltre arrivarci richiede una lunga deviazione: mezza giornata di viaggio -pernottamento in loco – visita – pernottamento in loco – mezza giornata di viaggio. Sia da Anchorage che da Fairbanks.

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Verso il Parco del Denali #3

Lasciata Wasilla, dopo un’ora di viaggio abbiamo deciso di fare una breve deviazione verso Talkeetna. Si tratta dell’ultima cittadina prima del parco del Denali e speravo di  poter fare un po’ di spesa in vista della gita che avrebbe occupato tutta la giornata seguente.

Purtroppo eravamo un po’ tirati con i tempi perchè dovevamo ritirare i voucher per l’escursione entro le 21 di sera al campo base, all’ingresso del Denali, e il viaggio si stava dimostrando molto più lento del previsto, complici la situazione della strada, fitta di lavori in corso, e le numerose soste per ammirare il paesaggio.

Sfidando il tempo, abbiamo preso la deviazione per Talkeetna, 14 miglia di strada in mezzo al nulla, percorsa a una velocità moderata (maledetti limiti!).

L’arrivo in città ha premiato la nostra scelta: sotto un sole estivo, sbucato improvvisamente dopo le nuvole del mattino, ci si è aperto davanti uno scenario vivace. Casette in legno, bar con i tavolini all’aperto, negozi di artigianato locale, colori vivaci e fiori ovunque. Avevo letto che in passato era stata sede di una comunità di artisti, vagamente hippy, e il risultato ce lo avevamo davanti. Euforici per il sole, abbiamo iniziato a scattare foto e visitare qualche negozio: oggettistica, libri, opere d’arte… ma nulla da mangiare. Nessun supermercato, spaccio o distributore automatico, solo pub e ristoranti.

Un po’ preoccupati, siamo ritornati sulla strada principale e ci siamo fermati a un distributore, rarissimi lungo questa strada. Lì per fortuna erano attrezzati anche con un piccolo supermercato e abbiamo fatto scorta di acqua e cibarie.

Rasserenati ma terribilmente in ritardo, abbiamo premuto il piede sull’acceleratore e sotto un improvviso acquazzone siamo entrati nel territorio del parco.

Verso il Parco del Denali #1

Riprendiamo con il secondo giorno di viaggio.

Dopo l’intensa esperienza nel Katmai (puntata 1, 2 e 3), giusto per mantenere un buon ritmo, ci siamo diretti verso il Denali National Park.

Da Anchorage all’ingresso del parco ci sono solo 260 km ma tra condizioni della strada (ce n’è una sola!) e soste siamo arrivati solo verso sera. Un’alternativa che avevamo preso in considerazione era raggiungere il Denali in treno, un’esperienza suggestiva in mezzo a paesaggi spettacolari, ma per esigenze di tempo (il tragitto dura otto ore) avevamo dovuta scartarla. Poco male alla fine, visto che avere la nostra auto noleggiata ci ha permesso di fare numerose tappe.

La prima sosta è stata Palmer, una graziosa cittadina con la sua vecchia stazioncina ferroviaria trasformata in museo, i binari dismessi appoggiati sull’erba, una vecchia locomotiva restaurata, i negozi con le facciate in legno e l’atmosfera tipica del paesino americano, con il centro storico fermo nel passato e la grigia periferia moderna che si estende rada e squallida.

la stazione di Palmer

Purtroppo le nuvole basse non permettevano di ammirare il circo delle montagne che fa da corona ai campi della zona, ma era possibile immaginarlo dalle punte innevate che sbucavano a tratti. Il tempo di scattare qualche foto e ci siamo diretti verso il farm loop, una strada che abbraccia campi e fattorie. Questa zona dell’Alaska, la Mat -Su Valley, assomiglia molto alle praterie del centro America, con le caratteristiche fattorie rosse, i cavalli e i campi. L’unica differenza sono le montagne che fanno da sfondo, nascondendo l’orizzonte.

The farm loop nel Mat -Su

Tra le attrazioni della zona ci sono la Musk Ox Farm e gli Iditarod Headquarters. Potendo visitarne solo una ci siamo posti il dilemma: cagnolini o buoi muschiati? Teneri cuccioli da abbracciare o mucche pelose? Alla fine ci siamo fatti forza, abbiamo rinunciato a una penosa gita su una slitta a ruote tirata dagli husky e ci siamo diretti verso l’unica fattoria al mondo che alleva il bue muschiato. Eccezionale! Eravamo gli unici visitatori e una ragazza ci ha fatto da guida tra i recinti raccontandoci tutto su questi strani animali e sul loro allevamento. Chiamandoli per nome (li sapeva tutti!) ci ha presentato i nuovi cuccioli, tutti con un nome di spezia, le loro mamme e infine i maschi, divisi per età e carattere. I musk ox sono animali artici, presenti in Alaska, Groenlandia, Norvegia e Russia, in piccole mandrie selvatiche. Sempre a rischio d’estinzione, si stanno riprendendo, grazie anche a progetti di studio e ripopolamento. Nella fattoria, oltre a studiare questo simpatico mammifero, si raccoglie la lanugine che produce in gran quantità e dissemina sui campi. Dalla sua filatura si ottiene il qiviut, una lana pregiatissima molto sottile e resistente che viene impiegata da artigiani locali per realizzare sciarpe, berretti, coperte. Il prezzo purtroppo é proibitivo e non mi sono lasciata tentare, anche se le sciarpe erano morbide e caldissime, di un delicato colore nocciola.

buoi muschiati nella fattoria di Palmer