Alessia Gazzola e Alice Allevi: una serie gialla sfumata di rosa

Alessia Gazzola e Alice Allevi: una serie gialla sfumata di rosa

 

Un segreto non è per sempre” e “Le ossa della principessa” sono due romanzi che ho divorato negli ultimi giorni. Non ho fatto in tempo a finire il primo che ho dovuto subito iniziare il secondo.

Tempo fa avevo letto l’opera prima di questa autrice “L’allieva” (qui la mia recensione) e mi chiedevo se avrebbe scritto ancora e come sarebbe evoluta. Devo dire che sono rimasta decisamente colpita. Se il primo era un giallo un po’ ingenuo e molto sdolcinato, le due opere successive le ho trovate decisamente più mature, sia nella trama che nello stile. 

il risultato sono due romanzi molto godibili, interessanti e appassionanti, con la giusta combinazione di ironia, romanticismo e approfondimenti tecnici. I personaggi risultano meno macchiettistici, più reali, e non possiamo che rimanere col fiato sospeso sulle scelte, spesso irrazionali, della specializzanda Alice Allevi. Un personaggio che ha acquisito ulteriore spessore, così come altri personaggi secondari, sempre più familiari: l’ispettore Calligaris, il dottor Conforti, Il fidanzato Arthur, la collega Ambra e le amiche Cordelia e Yukino. Ho apprezzato anche l’abbandono – finalmente – di tutti i riferimenti a marche e loghi, inseriti probabilmente per inquadrare meglio i personaggi ma che avevo trovato un po’ stucchevoli nel primo romanzo e all’inizio del secondo.

La trama dei due gialli è abbastanza diversa, senza ricercare facili meccanismi di ripetizione. In “Un segreto non è per sempre” la dottoressa Allevi è coinvolta in una perizia per interdizione di un famoso scrittore che verrà trovato morto pochi giorni dopo. E’ l’inizio di un’indagine anche letteraria che getterà lunghe ombre sulle opere dell’artista.

Le ossa della principessa” riguarda invece un cold case: durante degli scavi viene rinvenuto lo scheletro di una ragazza sparita anni prima, una giovane archeologa appena tornata dalla Palestina. In contemporanea sparisce anche Ambra, la collega antagonista di Alice. C’è un legame tra le due ragazze? Alice lo scoprirà in un’indagine ispirata alle ricerche archeologiche italiane a Gerico.

Di sottofondo ai due casi c’è la vita di Alice, soprattutto sentimentale, sempre in bilico tra il reporter Arthur e il dottor Conforti. Un triangolo emotivo realistico e ben descritto, che si inserisce bene nella trama principale arricchendola e appassionando ancora di più il lettore.

Se non avete ancora letto questa autrice e avete voglia di un giallo fresco con una spruzzata di rosa, non vi resta che farvi accompagnare da questa gentile autrice sotto l’ombrellone o in un bel rifugio di montagna. Buone letture!

Le vergini suicide di Jeffrey Eugenides – uno spunto brillante che insiste troppo su se stesso

Pubblicato nel 1993, “Le vergini suicide” è il romanzo d’esordio di Jeffrey Eugenides, famoso anche per “Middlesex” e “La trama del matrimonio”.

Il libro non mi ha entusiasmato: l’ho trovato ripetitivo e inutilmente lento, soprattutto dopo la prima metà. Peccato perché l’idea narrativa e il personaggio delle sorelle Lisbon sono davvero accattivanti e originali. Non per niente il film di Sofia Coppola “Il giardino delle vergini suicide” all’epoca mi era piaciuto molto, anche se nulla eguaglierà mai “Lost in translation”, uno dei miei film preferiti.

La narrazione di Eugenides è ricca di particolari, di allusioni, di termini forbiti ed espressioni bassamente colloquiali, crude descrizioni e immagini liriche, personaggi eterei che diventano improvvisamente prosaici. C’è molta abilità e molto compiacimento in questa scrittura, tanto da diventare quasi un esercizio di stile, a discapito a volte della trama, che ne risulta sfilacciata e indebolita.

Lo spunto narrativo è eccellente e credo sia alla base del successo che ha avuto il libro alla sua uscita. Una voce corale maschile ricorda i fatti avvenuti ventanni prima, in un quartiere residenziale cittadino della provincia americana, pulito, ordinato e banale nella sua quotidianità. A spezzare la monotonia del posto ci pensano le sorelle Lisbon: cinque angeli biondi che incarnano per i ragazzini loro coetanei l’ossessione del femminino. A volte entità indistinta, a volte personalità decisamente autonome, le sorelle infiammano la curiosità dei ragazzi, attratti eppure incapaci di avvicinarsi all’oggetto dei loro pensieri.

Fin dal titolo conosciamo il destino delle ragazze: nel giro di un anno si suicideranno tutte, lasciando interrogativi senza risposta e un senso di malessere e disagio che contaminerà tutto il quartiere. I ragazzi, la voce narrante, hanno rimuginato per anni sui fatti ma non sono riusciti ad arrivare ad altro che congetture senza riscontri. Un mistero che ha avvelenato la loro vita e li ha incatenati per sempre ai ricordi della giovinezza.

Anche la narrazione a poco a poco si fa più paludosa, invischiata nell’oppressione di casa Lisbon, ed è con un senso di sollievo che si chiude l’ultima pagina.

 

Rosa Candida di Audur Ava Olafsdottir – Una favola moderna

La copertina di Rosa Candida, di Audur Ava Olafsdottir

In questi giorni avevo bisogno di un libro delicato, un po’ sognante ma non troppo onirico. Scorrendo i titoli sull’e-reader ho ritrovato questo romanzo e il titolo e la copertina mi hanno spinto a sceglierlo in mezzo ai suoi compagni elettronici.

E’ un romanzo breve, giusto un paio di giorni di lettura lenta, abbastanza semplice da sfidare il caldo afoso di queste giornate e vincere l’apatia che spesso portano con sé.

L’autrice è donna ma il racconto è scritto in prima persona maschile, al presente, e ci conduce dalla rocciosa Islanda fino a un paesino europeo isolato dove è custodito un antico roseto, abbandonato all’incuria del tempo.

Il protagonista, Lobbi, come lo chiama il padre, è un ragazzo molto giovane, la cui unica certezza è l’amore per le piante. Animo semplice, a volte ingenuo, compie un lungo viaggio alla ricerca di se stesso, cercando di decifrare il suo corpo e il suo spirito. Lo accompagnano in questa avventura molti personaggi, comparse affettuose che si prendono cura di lui. Al centro dei suoi pensieri ci sono però solo alcuni temi principali: la morte, il corpo, le rose. Almeno così crede. In realtà, molto più profondamente, c’è lo stupore di essere diventato padre a soli ventidue anni, per un quarto di notte d’amore con un’amica. Flora Sol è il nome di sua figlia, una presenza minuscola e silenziosa che diventa sempre più importante a mano a mano che scorriamo le pagine.

Rosa Candida potrebbe essere considerato un romanzo di formazione, da figlio a padre, da ragazzo a uomo. Non ci sono intenti didascalici però, è un’idea che cresce insieme alla storia.

Lo stile è semplice e curato. La costruzione della storia è abile, ambientata nel presente ma ricca di ricordi  e riflessioni che si innestano con grazia nel racconto principale. Anche il registro passa da un tono poetico a uno più concreto, a volte scientifico, estremamente dettagliato. Una ricchezza di idee e immagini che tiene alta la concentrazione.

Non so come questo libro sia arrivato a me, di certo non è un caso che lo abbia letto in questi giorni. Come sostiene il padre di Lobbi non esistono casualità ma ogni coincidenza ha un suo significato.

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