Oggi leggo sui giornali online dell’ennesima polemica sull’allattamento in pubblico.
E’ un tema a cui sono molto sensibile e che spesso per pudore non affronto apertamente: ci sono argomenti delicati che circondano non solo il mondo dell’infanzia ma tanti aspetti della nostra vita e ho l’impressione che si sia persa l’arte del dialogo a favore della polemica. Penso alle questioni vaccini, immigrati, alimentazione. Se non vi siete mai trovati a discutere su questi temi ritenetevi fortunati. Di solito si assiste allo schieramento delle due tifoserie, con lancio di insulti o tentativi sempre falliti di convertire l’altro.
Questo è un blog di nicchia, con pochi lettori affezionati e qualcuno di passaggio, ma sento la necessità di usare questo spazio privato per esporre il mio punto di vista.
Ci sono molti miti sull’allattamento, spesso contrastanti tra loro, e una mamma può sentirsi schiacciata tra diktat e consigli amorevoli, suggerimenti e imposizioni.
Il rapporto tra madre e figlio è estremamente personale e intimo. E’ una miscela di sentimenti, positivi e negativi, di fisicità, di mente. L’allattamento è diventato il simbolo della maternità, la sua chiave di volta. Dimmi come allatti e ti giudicherò come madre.
Perché il giudizio altrui ha così tanto peso nella vita di una mamma?
Me lo sono chiesto spesso. La gente normalmente si pone dei limiti quando s’impiccia della vita altrui. Si fa qualche scrupolo, parla alle spalle, si pone dei dubbi. Nella maternità degli altri non funziona così. Questi limiti cadono, anche quelli fisici. La maternità non è più un fatto privato ma della collettività. E la collettività vuole disporre e decidere, senza empatia, senza conoscenza.
Io ho allattato al seno, a richiesta, oltre l’anno e mezzo, anche in luoghi pubblici.
Lapidatemi.
E’ stata una mia scelta, necessaria a me e a mia figlia, prese sia singolarmente che come nucleo. Non penso di essere una mamma migliore di altre né peggiore. A me interessa solo essere la migliore per mia figlia, capire le sue esigenze e le mie.
Ho studiato molto, mi sono informata, ho discusso, sono stata ferita e trattata con durezza ma sono stata anche supportata e coccolata. Ho vissuto pienamente e consapevolmente l’allattamento e questo mi ha reso sicura delle mie scelte.
Ho imparato a rispettare le altre mamme. A volte è difficile, soprattutto quando sono convinta delle mie idee e queste cozzano con le loro. Mi esprimo con tatto e cerco il confronto, se c’è voglia di parlare. Perché a volte una mamma è stanca, sa che forse avete ragione, ma di discutere proprio non ha voglia. Il rapporto tra madre e figlio, l’allattamento stesso, sono processi in continua evoluzione e voi non sapete in quale punto andrete a inserirvi.
Allattamento al seno, con biberon, a orari, a richiesta, latte artificiale, latte tirato e congelato, chiusi in casa, in pubblico, per tre mesi, per tre anni. Le variabili sono infinite.
Lasciate in pace le mamme. Supportatele ma lasciatele libere di agire. Ignoratele ma non offendetele. Soprattutto noi donne, non mi stancherò mai di ripeterlo, dobbiamo supportarci, fare rete. C’è chi sogna un mondo di arcobaleni e unicorni, io sogno un mondo basato sull’empatia e la solidarietà. Chissà quale dei due ha più probabilità di avverarsi.