Adoro la tecnologia, mi piace essere connessa al resto del mondo. Uso Facebook, Skype, Gmail, WhatsApp. Bloggo e leggo altri blog. Scrivo, telefono, parlo. Ma il tempo che ho a disposizione è sempre lo stesso e si frammenta tra i diversi canali che tengo aperti. Da un lato è l’unico modo per mantenere i contatti con gli amici lontani o che non fanno parte della quotidianità. Dall’altro c’è il rischio di appiattire il rapporto, credere in una intimità che ormai si è persa da tempo. E nascono malintesi, situazioni spiacevoli. A volte mi faccio prendere dalla frenesia di comunicare, spiegare, scandagliare. Senza tenere conto che le mie parole cesellate e scelte con cura perdono tutta la loro efficacia in una loro lettura veloce alla cassa del supermercato. Bisognerebbe parlare di persona, guardandosi negli occhi, e sparirebbe questo muro di incomprensione, spazzato dalla bontà delle intenzioni. O forse non dipende da me, né dal mezzo che uso, ma dal mio interlocutore. Oppure le persone con cui siamo in sintonia restano tali in ogni frangente… e sono le amicizie più pure, quelle che ti riempiono la vita.