Di femmine e femminismi. Pensieri sparsi.

Se c’è un tema che continua ad affascinarmi nelle sue infinite espressioni è sicuramente la donna e la sua percezione e rappresentazione. A volte credo che sia un atteggiamento piuttosto scontato, una sorta di ricerca di se stessi all’interno del proprio genere, ma non è tutto qui.

Da giovane sono stata una lettrice insaziabile e scriteriata: non mi interessavano l’autore, il titolo, il genere, bastava che fosse qualcosa di scritto. Spesso mi bastava l’atto della lettura e non mi rimaneva nulla delle pagine divorate velocemente.

Gli anni e la carenza cronica di tempo mi hanno portato ad essere più selettiva e d’un tratto mi sono accorta del filo rosso che lega le mie scelte. Non solo nelle letture ma anche nei film, nelle serie televisive, nei blog, nell’arte, nello sport, nella cronaca. A me interessano le donne: la loro voce, le loro storie. Le mie scrittrici preferite sono donne, e così le attrici, le sportive, le cantanti. Le ammiro di più, più degli uomini.

Leggendo questo articolo sulla donne nel mito suggerito da Alessandra (una blogger che stimo molto, che ve lo dico a fare) ho anche capito uno dei motivi: da sempre le donne partono da una condizione svantaggiata, imposta da una società prettamente maschile, e quando riescono ad emergere e farci sentire la loro voce hanno già compiuto un grosso sforzo, hanno acquisito una medaglia al valore.

In rete mi sono trovata a orbitare in siti e pagine femminili-isti, mi sono appassionata alle questioni di genere, al femminismo, alla maternità e ho ascoltato tante voci, tanti punti di vista diversi. Ho imparato che abbiamo bisogno più che mai del femminismo perché c’è ancora chi non ha idea di cosa sia e non si rende conto della prigione di vetro in cui siamo rinchiuse: vittime soprattutto di noi stesse, di meccanismi e ossimori talmente radicati nella società che non ne siamo nemmeno più consapevoli.

Femminismo per me è orgoglio di essere donna, è essere al fianco dell’uomo, né un passo avanti né uno indietro. E’ essere consapevoli che c’è un ritardo culturale nella nostra società e combatterlo. Con conoscenza e consapevolezza.

C’è ancora chi crede che non esista un problema legato alla condizione femminile, o sia comunque secondario rispetto al passato o non riguardi noi, la nostra cerchia. Invece vi dico che la questione femminile esiste, e continuerà ad esistere, fino a quando il mio essere donna sarà visto come un limite o come una condizione che pretende da parte mia certi comportamenti, pensieri, parole.

Vi invito a riflettere, a scovare e scardinare i maschilismi, soprattutto quelli più subdoli che si nascondono nelle parole, nei giudizi, nei piccoli gesti. Perché dipende da ciascuno di noi.

8 thoughts on “Di femmine e femminismi. Pensieri sparsi.

  1. Mi fa piacere che tu abbia apprezzato l’articolo sugli archetipi femminili, nel blog dell’autrice ne trovi tanti altri che meritano per le riflessioni e i temi proposti. Hai ragione, oggi si parla tanto di parità tra i sessi e di rispetto per la donna, ma spesso quest’ultima è ancora penalizzata, considerata con sufficienza e relegata a ruoli minori, sia in società che nel mondo del lavoro. Certo, poi esistono le eccezioni, ma spesso sotto un apparente potere femminile si nascondono manovre e influenze di stampo maschile. Credo che le donne dovranno fare ancora tanta strada per vedere riconosciute in pieno le loro doti e capacità, e non solo nei paesi considerati oggi culturalmente arretrati. E altrettanta ne dovranno fare per non essere più violentate, picchiate, massacrate da fidanzati o mariti gelosi.

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    • La violenza fisica sulle donne, il femminicidio, sono solo la punta di un iceberg fatto da ignoranza, violenza e condizionamenti culturali tanto più pericolosi quanto più sono subdoli. Anche lavorare sul linguaggio diventa importante e l’educazione affettiva dovrebbe essere introdotta nelle scuole (come era stato proposto non tanto tempo fa). Il lavoro da fare è immenso, per fortuna siamo in tanti 🙂

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  2. Quello che tu dici è assolutamente vero. Lo testimoniano i femminicidi, gli stipendi inferiori rispetto a quelli degli uomini, la necessità di imporre le quote rosa…
    La nostra società ha fatto passi da gigante nell’ultimo secolo, ma c’è ancora tanta strada da fare
    Bella l’immagine di camminare fianco a fianco, non un passo indietro, non un passo avanti.

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    • Grazie Andrea. Sono convinta che l’apporto maschile alla questione femminile sia fondamentale e che una collaborazione porterebbe benefici a tutti. Gli stereotipi e la costrizione colpiscono tutti e fanno male, qualsiasi sia il sesso del destinatario.

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  3. Ho letto il tuo articolo e condivido quello che scrivi. Il problema della parità di genere continua ad esistere nonostante l’apparente libertà di scelte. Si fa evidente non tanto nel mondo della scuola, dove le ragazze riescono ad ottenere buoni risultati, ma nel mondo del lavoro. Appena una giovane entra nel mercato si rende immediatamente conto della fatica a superare certi ostacoli invisibili. Quello svantaggio di nascita si fa sentire, soprattutto se si vuole raggiungere un certo riconoscimento nel mondo.
    Dovremmo fare un lavoro capillare, partendo da piccole cose tra le quali anche il linguaggio e qui le resistenze sono molto dure, anche da parte delle donne stesse

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    • Sono convinta anche io che il linguaggio sia un campo di battaglia importante e difficile da conquistare. Io stessa sono ingegnera, ma ho sempre preferito farmi chiamare ingegnere, felice anche dello spaesamento del mio interlocutore quando si rende conto che sta parlando con una professionista. Eppure è solo una piccola consolazione, uno scherzo amaro, in un campo in cui una donna è ben poco presa sul serio, se non andando a indurire e incattivire il suo carattere, compromesso a cui io non ho inteso aderire. Leggevo sul sito dell’Accademia della Crusca che c’è anche un progetto sul modo di comunicare la donna nei media, non so se hai già letto questo articolo: http://www.accademiadellacrusca.it/it/tema-del-mese/infermiera-s-ingegnera

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